Notre Dame de Mvanda

Notre Dame di Mvanda

Carissimi Madri, Padri, sorelle e fratelli,

Vi raccontiamo la bella giornata che Mvanda ha vissuto ieri, 15 luglio, con la benedizione della prima pietra della chiesa, dedicata a Maria Porta del Cielo, evento che ci fa già sognare la nostra liturgia cantata e celebrata finalmente dentro le sue mura benedette e sante.

Ma non è stata la sola grazia, perché nella stessa occasione la nostra aspirante Gabriella ha ricevuto la Cresima, ed è come se tutta la comunità avesse rinnovato le sue promesse battesimali, proprio come la notte di Pasqua.

Dopo aver rimandato diverse volte la data per questo gesto significativo – che ci sarebbe piaciuto nell’anniversario della fondazione di Mvanda e festa del nostro Padre Benedetto, ma che non era conciliabile con gli impegni del nostro Vescovo Mons Mununu – ecco che finalmente abbiamo potuto stabilire il 15 luglio – memoria di San Bonaventura – che in fondo ha un certo legame liturgico con la diocesi di Viterbo, e che è anche il giorno in cui Sr Germana è rientrata a casa, se non ci sbagliamo, dopo il suo importante intervento chirurgico.

Bene. Ringraziamo allora San Bonaventura per le cose belle che sono accadute nel giorno della sua memoria.

A Lodi Mons Mununu è presente, come pure Maurice e Calixte, la coppia di “Famiglie Nuove” del Movimento dei Focolari, nostri vicini sulla collina di Mvanda e rispettivamente padrino e Madrina scelti per accompagnare Gabriella nel suo cammino di approfondimento della fede e dell’appartenenza a Cristo, e l’ufficio si è svolto come d’abitudine, secondo la memoria dei Dottori, naturalmente.

Alla Messa che segue, invece, introduciamo il nuovo inno “Voi siete risuscitati con Cristo”, composto dall’abate di San Paolo Fuori le mura, e proposto all’intera cristianità per l’anno Paolino. Di certo anche voi lo conoscete, ormai, perché lo si trova su Internet ed è tradotto in molte lingue, di cui la più bella, comunque, resta l’italiano!!!

Soltanto quattro o cinque giorni fa Patrizia l’aveva scaricato e imparato, insegnato a Martine e Gabriella per la seconda e terza voce, e poi alla comunità, la quale ha saputo memorizzare abbastanza bene il refrain, cosi da cantarlo con vigore e solennità.

Nella sua omelia il Vescovo è stato simpatico, perché ha posto la domanda spontanea, legittima e sincera a Maria Gabriella sul perché non aveva ancora ricevuto il sacramento della Confermazione. E ponendo quella domanda ha approfondito il senso del sacramento cristiano, ed è stata una piccola catechesi.

Terminata la Messa , la comunità e una ventina di ospiti presenti in cappella – che normalmente sono alcune religiose e giovani in formazione e a volte qualche laico, e in quest’occasione qualche nostro operaio – in processione ci siamo portati sul luogo previsto per la cerimonia della benedizione della “Prima Pietra” della futura Chiesa del Monastero, dove un tavolo era stato allestito con su una splendida “pietra” tutta venata di rosso-bordeaux e li il popolo di Dio cantava il salmo 83: “Di quale amore sono amate le tue dimore, Signore, Dio dell’universo!” Questo salmo ha un altro passaggio che rende significativo il gesto che stiamo per compiere: “Beati gli abitanti della tua casa, perché potranno cantarti ancora, benedetti gli uomini di cui tu sei la forza: dei cammini di pace si aprono nel loro cuore”.

E un “popolo” grande lo siamo veramente, poiché oltre alla comunità sono presenti 75 operai del cantiere , più i nostri. E’ bello che tutti, dentro un clima di gran raccoglimento, baciati dal primo sole del mattino, con un cielo dove volteggiano tante rondini, e stretti intorno al Pastore di questa Diocesi, domandino unanimi a Dio di diventare sempre di più tempio della Sua gloria per pervenire alla città del cielo, guidati da Cristo.

Padre Emmanuel legge il passaggio del vangelo di Matteo che parla delle due case, costruite rispettivamente sulla roccia e sulla sabbia, e questo testo ci ridice che solo Cristo è la pietra angolare della Chiesa, la roccia che sostiene tutte le pietre della Chiesa viva che siamo noi.

Monsignor Mununu fa una breve omelia sottolineando particolarmente la partecipazione degli operai e di noi tutti alla costruzione di un’opera bella, destinata a restare nel tempo, a cui occorre lavorare con dignità, fierezza e gratitudine. Ha espresso anche la sua ammirazione all’impresa Parisi e al capo-cantiere per la serietà del lavoro. Poi, siccome qui è consuetudine indirizzarsi al popolo nella lingua locale per farsi veramente comprendere da tutti, traduce in kikongo gli stessi concetti, per raggiungere ancora più direttamente il cuore di questi lavoratori, e per risvegliare in loro la coscienza che è sempre una grazia quella di poter lavorare, quando, lo sappiamo bene, non è dato a tutti di poter guadagnare ogni giorno il proprio pane nel nostro Paese.

Poi, accompagnato dal Padre Emmanuel, comincia a percorrere tutto il perimetro delle fondamenta: una scena bella e carica di gratitudine, Dio è veramente all’opera e questo ci basta per andare avanti! Noi cantiamo ancora un salmo, non senza commozione, quello che descrive la montagna di Sion come la “gioia di tutta la terra, polo del mondo e la città del gran sovrano”.

Sul tavolo, coperto da una tovaglia coloratissima, è posta la grande e solida “pietra angolare” della costruzione e il Vescovo l’asperge di ogni grazia e benedizione, allontanando il maligno e ogni ombra di peccato da quello che sarà il luogo sacro della presenza di Dio.

E quando la prende per porla come fondamenta nel nome della nostra fede, non possiamo non pensare al simbolo di un nuovo inizio, visibilmente solido e bello, benedetto e santo, della nostra vita data a questa terra che vogliamo abitare per sempre, e non possiamo non andare con la memoria a Sr André e all’abbé Gaétan, a tutti quelli che ci hanno lavorato, che ci lavoreranno; a quanti verranno a pregare e alle giovani – speriamo numerose – che continueranno a lodare il Signore sui passi santi della vocazione cistercense.

E’ costruita sulla roccia la Chiesa del Signore!

Il Padre Emmanuel dà lettura del documento ufficiale di questo gesto di benedizione, in cui è contenuta la lista di tutti i presenti, e il Vescovo, la Madre e il Signor Giuseppe lo firmano.

A questo punto è previsto di “eternizzare” l’evento, mettendo in una bottiglia una delle tre copie del testo, perché resti nella terra, accanto alla pietra per i secoli a venire, ma ecco che i tre fogli, arrotolati una prima, una seconda volta non vogliono entrare nel collo stretto della bottiglia… tutti sorridiamo, chiedendoci come andrà a finire. Ma padre Emmanuel fa un terzo tentativo e voilà che il documento entra, e vi entra per sempre.

Noi cantiamo ancora, mentre un operaio cementa la pietra e poi rispondiamo alla preghiera universale che chiede a Dio di radunare nell’unità i suoi figli dispersi dal peccato, di mantenere saldi sulla pietra della Chiesa quanti consacrano le loro fatiche alla costruzione di questa chiesa, di benedire quanti verranno a cantarvi la sua lode, di accogliere tutti i defunti, la nostra cara Sr M André, e di vegliare su tutti i malati che si appoggiano sulla forza di Cristo con l’invocazione “benedici il tuo popolo, Signore e veglia sulla tua Chiesa”, prima di recitare il Padre Nostro e di lasciarci raggiungere dalla benedizione finale del Vescovo.

Ecco, Sion puo’ ora decorare la sua casa per accogliere il suo re, Cristo, andare incontro a Maria, Porta del Cielo, nelle cui braccia c’è il re di gloria, la Luce generata prima della luce!!!

Il Signor Giuseppe è commosso ed è contento, nella sua fede semplice sente che in tutto questo – che è frutto della sua fatica – c’è qualcosa di grande e di bello. Anche la sua sposa è visibilmente toccata da quest’esperienza forte di fede e speranza.

E noi dobbiamo dire un grazie grande a Padre Emmanuel che ha saputo organizzare questa celebrazione con la sua solita precisione liturgica e con la sua attenzione ad ogni dettaglio.

Sono le 8 e la cerimonia è al termine.

Per tutti gli operai avevamo preparato dei panini con sardine, mentre per il vescovo e per la comunità si va in refettorio.

Ripensando alla veglia, quando tutta la comunità si è messa a disposizione per farcire i 130 panini per i nostri operai, in un lavoro a catena tanto fraterno e gioioso, la Madre ci confida che conserva nella memoria quel momento come uno dei più bei gesti di comunione fraterna, accanto alla liturgia, che naturalmente è il cuore e il vertice di tutto.

Ecco, questa è la bella giornata che abbiamo vissuto l’altro ieri e che è ancora nel nostro cuore, soprattutto perché ci fa guardare con profonda gioia all’avvenire della nostra storia qui a Mvanda.

Siamo contente di condividerla con voi tutti, che ci portate sempre nel vostro cuore, perché cosi potete rendere grazie con noi al Signore.

Le vostre sorelle di ND di Mvanda

Rientro da Gulu febbraio 2008

Carissimi Amici,

sono a Milano in questa Quaresima, e dovrò ripartire la domenica delle Palme. Vi scrivo prima di tutto per ringraziarvi. Parecchi di voi hanno continuato ad aiutarci, e l’arcivescovo di Gulu, Mons. John Baptist Odama, insieme al vescovo ausiliare Mons. Sabino Odoki, mi pregano di esprimere la loro riconoscenza.

La pace è forse meno lontana, ma c’è ancora tanta strada da fare nelle trattative: i ribelli sono ospiti sgraditi nel sud Sudan e nel Congo orientale. I “villaggi protetti” si svuotano lentamente in proporzione inversa alla loro vicinanza al confine col Sudan: chi è vicino al confine teme ancora.

Gli ingenti danni provocati dall’alluvione dell’autunno, soprattutto nelle zone che confinano con la diocesi di Lira (vedi lettere di Mons. Franzelli su questo sito) impegnano severamente la Caritas diocesana.

Quindi, il Vescovo di Gulu chiede ancora:

• Offerte per il mantenimento dei miei confratelli africani e dei catechisti laici

• Un contributo per le famiglie povere che hanno adottato orfani (genitori morti in guerra, o di AIDS…)

Potete inviare la vostra offerta a questo conto bancario:

Intesa San Paolo spa, filiale 132, piazza Susa 1 Milano

IBAN: IT45 Y 030 6909 4900 0000 3919 559

intestato a Edoardo Morlin Visconti.

o invitarmi una sera con dei vostri amici che non mi conoscono ancora (mi potete contattare al numero 02/70120341 o al 347/2456906).

È possibile anche fare un’offerta detraibile tramite l’Associazione Amici di Gulu – Onlus

1) bonifico bancario

Intesa San Paolo spa, filiale 132, piazza Susa 1 Milano

IBAN: IT26 N 030 6909 4900 0000 0389 376

intestato a ASSOCIAZIONE AMICI DI GULU ONLUS

2) conto corrente postale 44193969 intestato a Associazione Amici di Gulu Onlus

In Cristo, cordialmente riconoscente,

Padre Edo
P. Edo Mörlin Visconti

Project Coordinator

Rientro da Gulu ottobre 2007

Carissimi Amici,
sono a Milano da pochi giorni e ci rimarrò fino a Natale. Vi scrivo prima di tutto per ringraziarvi. Parecchi di voi hanno continuato ad aiutarci, e l’Arcivescovo di Gulu, Mons. John Baptist Odama, insieme al Vescovo Ausiliare, Mons. Sabino Odoki, mi prega di esprimere loro la sua riconoscenza.

A distanza di un anno dall’inizio delle trattative, la pace non è stata ancora firmata. Troppi interessi rallentano il cammino dei negoziatori, e intanto il grosso della popolazione non si fida a tornare ai suoi villaggi, e rimane nei campi di concentramento. Il lato positivo è che finché si prolungano i negoziati, nessuno spara. Recentemente ho potuto andare e tornare ripetutamente dal Nord, in tutta sicurezza. Quanto al mio Arcivescovo, non demorde, ed è per tutti un grande e chiaro segno di speranza.

I preti sono pronti a ritornare nelle missioni, man mano che la gente lascerà i campi e ripopolerà il territorio, e dal mio punto di vista le spese della ricostruzione si prospettano enormi; ma enormi non vuol dire più grandi della Provvidenza divina che si serve della vostra generosità.

Potete inviare la vostra offerta:

• sul conto N. 3919559 della Banca Intesa (ABI 03069, C.A.B. 09490, CIN Y), Filiale 132, Piazzale Susa 1, 20133 Milano, int. Edoardo Morlin Visconti.

• tramite assegno

Mi piacerebbe approfondire con voi la nostra amicizia e illustrarvi di persona gli aspetti del mio lavoro in Uganda incontrandovi insieme ai vostri amici che non mi conoscono ancora (mi potete contattare al numero 02/70120341 o al 347/2456906).

È anche possibile fare un’offerta detraibile tramite l’Associazione Amici di Gulu – Onlus:

• sul conto N. 389376 Banca Intesa (ABI 03069, C.A.B. 09490, CIN N) Filiale 132, Piazzale Susa 1, 20133 Milano, int. Associazione Amici di Gulu Onlus

• conto corrente postale N. 44193969

In Cristo, cordialmente riconoscente,

Padre Edo

P. Edo Mörlin Visconti

Project Coordinator

Quaresima 2007

Lettera di Quaresima 2007

Carissimi Amici,

sono a Milano in questa Quaresima, più brevemente del solito perché dovrò ripartire prima di fine marzo. Vi scrivo prima di tutto per ringraziarvi. Parecchi di voi hanno continuato ad aiutarci, e l’arcivescovo di Gulu, Mons. John Baptist Odama, mi prega di esprimere loro la sua riconoscenza.

Mons. Odama ha avuto dal Papa il regalo di un Vescovo Ausiliare, Mons. Sabino Odoki, che gli permetterà di essere più libero nella sua instancabile opera per la pace. Prima di lasciare l’Uganda gli ho chiesto che cosa voleva che vi dicessi, come legge lui le cose a questo proposito. E mi ha risposto: dì pure che c’è un armistizio, ma che la pace è lontana. Solo una piccola minoranza della popolazione si fida a lasciare i “villaggi protetti”, ma la grande maggioranza ha ancora motivo di temere e non fa ritorno alla propria abitazione, dove potrebbero tentare di coltivare la terra.

Quindi, il Vescovo di Gulu chiede ancora:

• Offerte per il mantenimento dei miei confratelli africani e dei catechisti laici

• Un contributo per le famiglie povere che hanno adottato orfani (genitori morti in guerra, o di AIDS…)

Potete inviare la vostra offerta:

• sul conto N. 39195/59 della Banca Intesa (ABI 03069, C.A.B. 09490, CIN Y), Filiale 132, Piazzale Susa 1, 20133 Milano, int. Edoardo Morlin Visconti.

• tramite assegno

o invitarmi una sera con dei vostri amici che non mi conoscono ancora (mi potete contattare al numero 02/70120341 o al 347/2456906).

È possibile fare un’offerta anche tramite l’Associazione Amici di Gulu – Onlus (detraibile dalla dichiarazione dei redditi):

• sul conto N. 3893/76 Banca Intesa (ABI 03069, C.A.B. 09490, CIN N) Filiale 132, Piazzale Susa 1, 20133 Milano, int. Associazione Amici di Gulu Onlus

• Conto corrente postale N. 44193969

In Cristo, cordialmente riconoscente,

Padre Edo

P. Edo Mörlin Visconti – Project Coordinator

Lettera da Kampala 2006

Carissimi Amici di Gulu,

le elezioni non hanno cambiato niente, e tutto procede come prima in questo Paese. Il vescovo è sempre impegnatissimo sul fronte della pace, e da una parte rischia moltissimo e bisogna pregare sempre per lui, che la Madonna gli tenga una mano sulla testa e lo avvolga nel Suo manto antiproiettile perché se no un giorno o l’altro qualcuno gli spara. Infatti a chi è interessato alla continuazione della guerra – e ormai ci marcia dal 15 agosto del 1986 – i piccoli sudati progressi del mio vescovo sono un pericolo diretto sia alle tasche sia all’assetto degli equilibri del potere. Non conosco i dettagli ma so che viene ostacolato in molti modi e bisogna pregare per lui. Io non collaboro con lui sul fronte di questo suo impegno, che viaggia parallelo con il suo compito direttamente ecclesiale, ma quando lo vedo e mi racconta, ascolto e mi stupisco che non abbia ancora subito attentati. Mio compito invece, in collaborazione coi Registered Trustees of Gulu Diocese, è continuare a raccogliere i fondi necessari per i poveri e gli orfani e i malati, e a rendere vivibile l’impegno di quei sacerdoti che coraggiosamente continuano a essere una presenza della Chiesa nelle loro parrocchie nonostante i pericoli dell’isolamento e la sempre possibile interruzione delle strade. Stiamo costruendo dove si può delle semplici strutture di accoglienza per le ragazze madri che sono fuggite dopo la cattura da parte dei ribelli, e ci sono varie iniziative per il recupero dei bambini soldato che in qualche modo si sono liberati e hanno voglia di tornare a vivere come gli altri ragazzi della loro età e magari di essere riaccolti a scuola.

Vi chiedo ancora una preghiera a Maria e vi ringrazio per la vostra generosità.
Un affettuoso saluto,

P. Edo

La Storia di Atim

Mi dicono che c’è fuori dal cancello una signora che si presenta come Atim (un nome comunissimo, come Bianchi o Colombo). Fatela entrare – gli dico – che fuori piove, e fatela accomodare sotto il portico. Finisco un paio di email e poi vado a vedere chi è. Una donna emaciata, con l’AIDS dipinto in faccia: due occhi stupendi nella loro sofferenza. Mi racconta di essere stata una mia allieva quando insegnavo al Sacred Heart – a Gulu – negli ultimi anni ottanta (un liceo di 800 ragazze, allora guidato da Suor Marietta, che alcuni di voi hanno conosciuto quando negli anni 90 divenne superiora generale della sua congregazione). E’ stata rapita dai ribelli, e naturalmente violentata per più di due anni. Quando è riuscita a scappare, aveva due bambini e un terzo in pancia. Dopo molte peripezie è arrivata a Kampala, dove è riuscita a fare un corso di catering, e ha trovato lavoro in un albergo. Ma ogni tanto i ristoranti devono fare un controllo di tutti i dipendenti… è risultata sieropositiva e ha perso il posto. Mi chiede soldi, timidamente, con una voce flebile che sembra la madre di Cecilia del Manzoni: da sette mesi non ha pagato l’affitto (cinquantamila scellini al mese – più o meno le vecchie lire) e adesso il padrone di casa l’ha chiusa fuori, ma si è tenuto il frigo e due letti e tre sedie. Vorrebbe andare al nord, ha una vecchia zia nella savana vicino a Adjumani, un centinaio di km a nord ovest di Gulu – una zona poco battuta dalla guerriglia, dal suo villaggio può anche raggiungere un dispensario dove forse le daranno i farmaci per sopravvivere… Cosa costa il viaggio? le chiedo. Quarantamila la corriera per lei e i bambini, ma Padre, se potessi arrotondare… Devono pur comprarsi qualche banana durante il tragitto: se tutto va bene e trovano le coincidenze delle corriere ce la fanno in due giorni di viaggio. E vorrebbe anche riuscire a pagare metà dell’affitto arretrato – così il padrone di casa le lascia vendere il frigo usato (che tanto al villaggio non serve, mica c’è la corrente elettrica) e forse le lascia prender su qualcosa della biancheria dei bambini – lei il vestito che aveva addosso quando ha trovato la porta chiusa tanto è l’unico che ha. Perché sai, Padre, al villaggio i primi tempi sarà dura! Insomma avevo in tasca cinquantacinquemila scellini (meno di un pieno di benzina) e prima glieli ho dati tutti. E lei parlava, e raccontava, e spiegava… insomma mi sono preso indietro cinquemila scellini e mi son fatto prestare un altro cinquantamila e gliel’ho dato, perché ragazzi, ci son delle volte che non vedere Cristo nel povero diventa proprio impraticabile; metterò i cinquemila nel serbatoio del motorino e prima di domani andrò a prelevare dei soldi … per i prossimi.

Lettera da Kampala 2005

Carissimi Amici di Gulu,

da qualche giorno sono tornato in Uganda. Chiaramente tornare dopo due mesi non può non riservare sorprese. Il motore della Rocky surriscalda e non si trovano più i pezzi, e quindi ben presto dovrò comprare una macchina usata adatta a queste strade. Per fortuna ho la moto ma quando diluvia per due giorni come ieri e l’altro ieri non è il massimo. Qui la morte è proprio di casa. Appena la gente – parlo degli amici africani – sente dire che sei tornato, sembra che ciascuno aspettasse solo quello per mandarti un sms in cui ti comunica il ritorno alla casa del Padre di qualche amico o conoscente. Inutile dire che la maggior parte di questi decessi è dovuta all’AIDS. Consolare gli afflitti è un compito improbo: si ha sempre l’impressione che siano troppi. La notte che sono arrivato è morto d’infarto anche il segretario generale della conferenza episcopale e questo mi ha permesso di vedere Monsignor Odama, il mio arcivescovo, prima di quando sperassi. Infatti ha dovuto interrompere una visita pastorale di una settimana ad Awac (40 km da Gulu, zona pericolosissima) per venire a Kampala e partecipare al funerale. Così ieri sera siamo stati insieme (stamattina è poi ripartito alle 5 per ritornare subito ad Awac). Per mia fortuna non c’erano altri ospiti in casa mia, e così gli ho offerto un bicchiere di vino e abbiamo chiacchierato a lungo. Chissà perché, tutte le volte che ho modo di parlare con lui abbastanza a lungo, riesce sempre a spiazzarmi. Io arrivo con tutti i miei quesiti, ho delle cose da dirgli che mi sembrano molto urgenti, aspetto delle risposte su delle iniziative che ho preso o su dei contatti che ho avuto. Lui risponde punto per punto in pochi minuti (ha anche una grande capacità sintetica, rara in Africa) e poi comincia a raccontarmi le cose che gli stanno più a cuore. E naturalmente tra queste ci sono gli estenuanti tentativi che ha fatto coi capi dei due schieramenti per una pace che mi sembra ancora lontana. E’ andato con una delegazione fino all’Aia per parlare col pubblico ministero internazionale: quello che colpisce nel suo racconto non è tanto quanto è riuscito a dirgli – i dettagli di una fila di cose più grandi di me – ma la santità dell’arcivescovo, che tranquillamente annuncia Gesù Cristo come l’unico pacificatore di questa situazione apparentemente maledetta. E altrettanto tranquillamente identifica la sua persona con Gesù: con Lui non teme nulla, anche se rischia quotidianamente la pelle. Era lì, seduto di fronte a me, con un bicchiere di vino davanti, con l’aria più rilassata del mondo, e sembrava di sentire il discorso di Santo Stefano nei capitoli 6 e 7 degli Atti degli Apostoli. Da brivido.

Vi saluto con affetto e vi ringrazio per la vostra generosità. Chiedo a tutti una preghiera a Maria, che, come ha detto Benedetto XVI, sta comunque dalla nostra parte!

P. Edo

Padre Edo commenta lo speciale Tg1 del 19 Dicembre 2004

 Cari Amici di Gulu,

ieri sera ho visto – come, sono certo, avrete fatto anche voi – la trasmissione su Raiuno a proposito dei bambini soldato dalle nostre parti. Vorrei farvi notare alcune cosette. Tutta la prima parte del servizio era ambientata a Gulu e a Kitgum, cioè proprio nella mia diocesi, e devo dire che era ben fatta. Le traduzioni delle varie interviste erano fondamentalmente corrette (io qua e là riuscivo a seguire quanto dicevano in Acioli) e l’impressione generale che lo spettatore si portava a casa era molto realistica. Da come ero stato informato (e voi avete messo sul vostro sito) non mi aspettavo che la trasmissione fosse tutta sui bambini soldato; credevo che si sarebbe parlato di più anche di altri aspetti della tragedia umanitaria che viviamo in nord Uganda. Ad esempio le folle che ogni sera si dirigono in luoghi “sicuri” per passare la notte potevano essere messe meglio in rilievo. La seconda metà della trasmissione, quella dedicata alla Sierra Leone, era invece una bufala, nel senso che era già stata trasmessa alcuni anni fa, e infatti la guerra là è nel frattempo finita, e anche l’intervista a padre Berton era certo datata (il padre Berton che abbiamo visto in televisione ieri sera aveva meno rughe di adesso!) Sono stato comunque contento; chi ha assistito alla trasmissione con me era molto colpito. Il dottor Reggiori è stato bravissimo. Padre Giulio Albanese lo è sempre, e per di più è telegenico; anche se, stavolta, non ero d’accordo con lui proprio al mille per mille… colpevolizzare l’occidente serve sempre poco o niente (ma su tutto il resto dei suoi interventi ero molto in sintonia).

Speciale Tg1 – Emergenza Nord Uganda

Domenica 19 dicembre 2004 Speciale Tg1 – RAI Uno – ore 23.00
EMERGENZA NORD UGANDA: UNA TRAGEDIA UMANITARIA

Un reportage di Monica Maggioni, inviata Tg1 Rai, tra gli ex bambini soldato, gli sfollati della guerra e i volontari di AVSI

Un approfondimento in studio con diversi ospiti e un reportage da Kitgum di Monica Maggioni, inviata Tg1 Rai.

“In Uganda ci troviamo dinanzi a una situazione peggiore di quella dell’Iraq, la tragedia umanitaria nel nord è la più grave del mondo”: è quanto ha dichiarato il vicesegretario generale dell’Onu con delega per i
problemi umanitari Jan Egeland. – Non c’è alcun altro posto al mondo con un’emergenza drammatica come quella dell’Uganda, e che riceve un’attenzione minima al livello internazionale: è un oltraggio morale che si faccia così poco per le vittime di questo conflitto, soprattutto i bimbi”.

Uno speciale in Tv sul Nord Uganda che dà il via a un’importante campagna di sensibilizzazione sull’emergenza umanitaria in corso nel Paese, promossa da AVSI, ong italiana presente in Uganda da 20 anni, in collaborazione con ECHO, agenzia per gli aiuti umanitari dell’Unione Europea, con un testimonial d’eccezione: la giornalista Monica Maggioni, inviata del Tg1 Rai.

Una campagna, realizzata gratuitamente dall’agenzia pubblicitaria McCann Erickson, che non vuole raccogliere fondi, bensì stimolare l’attenzione per non dimenticare la popolazione del Nord Uganda, attraverso una maratona Tv, che inizia con lo Speciale Tg1 Rai, domenica 19 dicembre ore 23,00 e
continuerà nei giorni successivi, con testimonianze, interviste e immagini all’interno di vari trasmissioni televisive.

“Negli ultimi 18 mesi la guerriglia ha rapito 18 mila bambini, costretti con la forza a imbracciare le armi. A diventare bambini soldato.

La guerra civile in Uganda ha causato almeno 20.000 vittime e costretto il 95% della popolazione a cercare rifugio in campi per gli sfollati, dove manca anche l’indispensabile per sopravvivere”.

La famiglia Pascual

1999. Dono di Antonio Pascual: I letti a castello del dormitorio della prima liceo sono stati donati da un bambino spagnolo che, in occasione della sua prima Comunione, ha preferito destinare l’equivalente dei suoi regali ai ragazzi della scuola. A Gulu, così, gli studenti del college possono ricordare tutte le sere Antonio Pascual e la sua generosità.
 2000. Un altro giovane cristiano d’Europa è diventato grande nella Chiesa. Nel giorno del suo primo incontro con Gesù nell’Eucarestia, anche Carlos, come suo fratello Antonio qualche anno fa, ha voluto offrire ai suoi fratelli d’Uganda un segno tangibile della comunione dei Santi. Ha rinunciato a tutti i regali di parenti e amici per la sua prima comunione, chiedendo che il corrispettivo fosse versato alla diocesi di Gulu. Grazie alla sua generosità è stato possibile acquistare 8 biciclette per altrettanti catechisti, in modo da dar loro i mezzi per accompagnare tanti piccoli cristiani ugandesi al loro primo incontro con Gesù.
2003. Con il passare del tempo l’impegno dei giovani componenti della famiglia Pascual non si affievolisce: anche Pablito, come già i suoi fratelli più grandi, in occasione della sua prima Comunione ha destinato tutto il denaro avuto in dono da amici e parenti per venire incontro alle necessità della diocesi di Gulu. Grazie alla sua generosità siamo riusciti ad acquistare ben 9 biciclette nuove per altrettanti catechisti